giovedì 10 agosto 2017

Il triste rituale di Ostra. L'omaggio di parroco, sindaco e Pd alle spie nazifasciste di fronte alla lapide dei partigiani

Nel condannare la propaganda fascista il Partito Democratico predica sul piano nazionale la più assoluta intransigenza, su quello locale pratica alle volte un ambiguo lassismo. È il caso di Ostra, piccolo paese di settemila anime in provincia di Ancona, dove le famiglie di tre martiri partigiani, fucilati dalle SS tedesche durante il periodo della Resistenza, vedono la memoria dei propri cari calpestata ogni anno l'11 luglio. Una ferita che si è aperta 73 anni fa e che ancora non si è rimarginata perché il potere "temporale", il sindaco, e quello "spirituale", il parroco, contribuiscono in una singolare affinità d'intenti a gettarvi sopra altro sale. Come? Commemorando, a ogni anniversario, la morte di cinque spie nazifasciste proprio di fronte al luogo dove furono fucilati i tre partigiani. L'omaggio da una parte, l'oltraggio dall'altra.
Prima i fatti. All'alba del 6 febbraio 1944 ufficiali tedeschi delle SS aiutati da Carabinieri e agenti della Questura, rastrellarono tutto il territorio di Ostra alla ricerca di componenti del Gap locale (piccolo gruppo di partigiani comunisti), molto attivo con le sue azioni di disturbo. Come riporta l'Atlante delle stragi fasciste e naziste (un'approfondita banca dati a cui hanno lavorato più di 90 ricercatori su iniziativa della Commissione storica congiunta tra Italia e Germania), vennero radunate 200 persone e, tra queste, tre furono identificate come i vertici militari del Gap. Si tratta di Alessandro Maggini, Amedeo Galassi e Pietro Brutti, tutti con la qualifica di partigiani combattenti e tutt'oggi onorati con medaglie al valor militare alla memoria per decreto della Presidenza della Repubblica. Individuati grazie alla soffiata di alcuni fedeli alla Repubblica di Salò, dopo un processo sommario in Comune furono fucilati davanti al muro di cinta del Paese. Prima di essere giustiziati, chiesero di poter indossare al collo un fazzoletto rosso.
Nei mesi successivi il conflitto civile si inasprì. La notte dell'11 luglio in un'azione di rappresaglia i partigiani del Cln di Ancona catturarono e uccisero cinque fascisti, accusati di aver collaborato con le SS nell'individuazione dei membri del Gap (uno avrebbe fatto parte del plotone di esecuzione del 6 febbraio, riporta l'Archivio delle stragi nazifasciste).
Settantatré anni dopo, le cinque spie vengono ancora commemorate, come ogni anno, riaprendo la ferita dei familiari dei partigiani caduti. Le proteste delle famiglie non sono riuscite a rompere il silenzio d'ovatta che avvolge l'omaggio ai collaborazionisti né ad impedirne la puntuale riedizione.
E anche quest'anno non è stata fatta eccezione. Il 9 luglio scorso, nella via dei Partigiani, nei pressi della lapide che ricorda l'eccidio dei tre combattenti, "un gruppo di nostalgici, amici e parenti di repubblichini di Salò, è andato lì a commemorare le cinque comprovate spie", racconta all'HuffPost Alessandra Maltoni, nipote di Alessandro Maggini, il vicecomandante del Gap fucilato insieme a Brutti e Galassi. 
Una reunion che non avrebbe nulla di diverso dai tanti (gravi) episodi di apologia e ai rigurgiti fascisti che si registrano in più realtà d'Italia. Tranne che per un particolare: "Alla commemorazione hanno partecipato anche il sindaco di Ostra Andrea Storoni e il parroco del paese, don Umberto Gasparini", ha denunciato Maltoni.
In un volantino affisso sul sagrato della parrocchia i giorni precedenti il 9 luglio, è apparso l'invito di don Umberto ai fedeli (vedi foto) a partecipare alla "Preghiera nel 73esimo anniversario dell'uccisione del Priore don Nazzareno Pettinelli e di coloro che furono vittime della rappresaglia", con tanto di messa in Basilica e processione fino al luogo dell'uccisione con deposizione di corone di fiori.
Tra le cinque vittime della rappresaglia partigiana c'è infatti il priore di Santa Maria, don Pettinelli, che, riporta l'archivio storico delle stragi nazifasciste, "aveva approvato la condanna a morte dei partigiani 'in virtù della sua incondizionata adesione al fascismo e quindi ai bandi tedeschi', e più volte si era vantato di essere 'nero come la tonaca che indosso'".
Lo stesso don Umberto "si è adoperato, nel 2014, per far erigere un piccolo manufatto in memoria dei cinque repubblichini ma le nostre proteste e quelle dell'Anpi locale hanno fatto saltare il progetto", rammenta ancora la nipote di Maggini. Per questo, ogni anno l'adunata dei nostalgici si svolge davanti a una sorta di sacrario mobile e quindi facilmente rimovibile. La scena del 9 luglio era questa (come visibile in foto): a destra un manifesto con il nome dei cinque morti per mano partigiana incorniciato da strisce tricolore, a richiamare il valore della Patria. Valore ricalcato anche dalle cinque bandiere italiane a sinistra dell'altarino commemorativo. Al centro poi una grande croce dalle braccia falcate che secondo l'avvocato Piergiovanni Alleva, autore di un esposto-denuncia per apologia di fascismo alla procura di Ancona, "non ha nulla a che fare con la croce cristiana" ma richiama piuttosto "la croce prussiana ripresa, in ultimo, dal III Reich di Adolf Hitler". Una rievocazione dal sapore nazifascista che fa ancora più male alle famiglie dei partigiani caduti perché consumata lì, di fronte alla lapide dei tre martiri.
Ma a non passare inosservata è stata anche l'adesione del sindaco di Ostra, Andrea Storoni, classe '85 ed eletto nel 2014 con la lista civica Vivere Ostra, che l'HuffPost ha provato a contattare senza tuttavia riuscirci. Storoni fa parte anche del Partito Democratico, ha sostenuto con la sua lista il Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre ed è assiduo partecipante alle riunioni del Circolo Pd di Ostra. Tant'è che la sua presenza - senza fascia tricolore - alla commemorazione è finita al centro di una delle riunioni del circolo dem.
Con una lettera datata 21 luglio 2017 al Coordinatore Pd Ostra Arcangelo Valeri, un militante ha chiesto se sia vero che "tutti i componenti del circolo erano a conoscenza e condividevano la partecipazione del sindaco Storoni all'iniziativa di commemorazione di 5 spie nazifasciste fucilate". La missiva (di cui l'HuffPost è in possesso) è stata inviata, per conoscenza, anche al segretario provinciale e a quello regionale, nonché al responsabile nazionale per gli Enti locali della segreteria nazionale, il sindaco renziano di Pesaro Matteo Ricci, vista "la gravità dell'affermazione che snatura alla radice la matrice antifascista del Pd", scrive con palese sdegno il militante dem.
Nella sua risposta, inviata il 25 luglio, il coordinatore Valeri conferma la presenza del sindaco alla commemorazione. In particolare, il vertice locale Pd scrive che "in uno di questi incontri il Sindaco, che è sempre presente, ha comunicato di aver ricevuto un invito a partecipare all'ormai usuale momento in ricordo delle '5 spie fasciste' fucilate da patrioti ignoti e ha chiesto un parere ai presenti chiarendo che comunque sarebbe andato in forma privata e personale, senza fascia tricolore". Valeri ricorda che già i precedenti sindaci avevano presenziato alla commemorazione senza "suscitare nessuno scandalo". Non solo: "A mio modesto parere dobbiamo considerarlo un momento di preghiera, che non si nega a nessuno, ma spero anche di riflessione per constatare che è servita una terribile guerra fratricida per liberare l'Italia dal giogo nazifascista". Poi arriva quella che appare come una giustificazione dell'evento:
"Il ricordo di quel comune dolore non dovrebbe fare scandalo perché risponde a un sentimento religioso, di umanissima pietà che non può essere negata a nessuno". Infine, il nocciolo della questione:
Per quanto sopra, il Circolo Pd di Ostra ha condiviso la presenza del Sindaco a quell'incontro proprio perché è stato invitato e ha partecipato a titolo personale A. Valeri (Coord. Pd Ostra) 25/07/2017
C'era quindi il convinto placet del circolo Pd locale alla partecipazione del primo cittadino alla commemorazione dei cinque collaborazionisti. Un assenso che stona, e non poco, con il fatto che lo stesso Pd si sia fatto promotore in Parlamento, con il ddl Fiano, di un inasprimento della pena per l'apologia di fascismo (con reclusione da sei mesi a due anni per chiunque propagandi immagini o contenuti del partito fascista o nazionalsocialista tedesco o delle loro ideologie).
Vera Maggini, sorella del partigiano Alessandro, non nasconde la sua angoscia: "È un infame tentativo di oltraggio alla Memoria e alla Storia", si sfoga parlando con l'HuffPost. "Ciò che avviene ormai da anni, con sempre rinnovato ardore e ignorando le proteste verbali e scritte più volte da me inoltrate, mi ferisce continuamente nel ricordo di quelle tre vite spezzate", continua Maggini. "Vite immolatesi affinché il loro Paese ritrovasse la pace, la libertà, la dignità, la democrazia".
A Ostra, nella valle del fiume Misa, davanti al luogo della fucilazione dei tre partigiani oggi sorge una lapide scarna: è un cippo semplice e spoglio, guarnito solo da una pianta di fiori. "Se ne prende cura la figlia del partigiano fucilato Pietro Brutti, rimasta orfana di padre quando aveva solo un anno. Lo fa con grande amore. E silenziosa pena".

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